C’era una volta un  Armadillo che stanco di fumare  sigarette,decise di passare alla marijuana  che da lui stesso era definita l’erba che ti fa arrivare fino alle  porte all’Eden.

 La sua idea  era quella di diventare anche spacciatore,dato che la penuria di lavoro  nella Città  delle Aquile gli impediva di trovare qualsiasi attività decente che potesse soddisfare la sua cupidigia e la sua brama di richezza

L’unico ostacolo ai suoi  piani  era Don Sirena un tricheco di 250 kg che stanco della sua faccia si era  fatto la plastica facciale per somigliare ad un Lamantino.

Don Sirena  controllava di fatto  tutta la città e per ogni cosa si doveva chiedere il suo permesso.

Dopo una lunga trattativa  in cui il nostro Armadillo ha rischiato di diventare un pilastro di una villetta bifamiliare , si giunse ad un accordo, Armadillo aveva il controllo della droga di un intero quartiere, in cambio però 4 volte al mese doveva andare nella Città della Sirena  a rifornirsi di droga  e a riscuotere i debiti che i Capibara avevano accumulato durante gli anni  precedenti.   

Così Armadillo chiamato  Re Marijuana  controllava un vasto quartiere della città, era il quartiere del Pangolino, il luogo dov’era nato è cresciuto, dove  fino a poco tempo fa  veniva  preso in giro per via del suo aspetto e della suo biascicare le parole,ora invece dato che  era lui  che  controllava l’intera zona, si sentiva adesso un Armadillo finalmente felice perchè  ora  era rispettato e temuto e perché ora aveva pure lui una vittima da prendere  in giro e da schernire.

La vittima era Sbirrotto il Limulo, l’ingenuo  ed inesperto poliziotto  di quartiere, con lui

tutti la facevano franca,dal più ingenuo e maldestro dei malviventi  al più astuto ed efferato dei criminali.

Sbirrotto era un  timido  e pavido Limulo  che si auto proclamava di nobile lignaggio per via del suo sangue blu e per via della sua famiglia che vantava un lungo albero genealogico. (il Povero Sbirrotto ignorava che tutti i Limuli avevano il sangue blu!!!!)

Era il 5 del mese ed era ancora buio, Armadillo aspettava al porto del Lemuri  la Spaccio Vini una cantina sociale itinerante che fermava ad ogni porto per far degustare i vini più buoni e più pregiati dell’intera regione.

La Genetta era il comandante della nave, che per  arrotondare un po’  i suoi guadagni  e per non pagare il pizzo, trasportava qualsiasi carico illecito che  veniva nascosto tra le casse di vino e quella del cognac che solitamente portava ai Fossa noti bevitori di distillati. che abitavano la regione dell’ Oban.

L’Armadillo notò subito   gli occhi rossi del comandate  della nave in parte dovuti alla nascita  e in parte dal continuo uso di droghe e alcool e dalla sfrenata  vita notturna nei bordelli della Città della Sirena  dove cercava sempre la  compagnia di lascive Zorille e di prodighe Tarsia.

La città della Sirena  era il regno della criminalità organizzata,ognuno  era libero di fare ciò che voleva, l’anarchia era l’unica legge, ognuno fregava l’altro, in quella città  non vi era ne rispetto per il prossimo  ne il nobile sentimento  dell‘onestà.

Erano passati due anni e Armadillo si era stancato di fare questa vita che di fatto non gli aveva portato molti benefici, decise allora di liberarsi del giogo di Don Sirena, ma per poterlo  fare doveva cercare un potente alleato che lo  potesse coadiuvare nella lotta contro il suo  corpulento e avido padrone.

Durante una cena seppe  dal proprietario del Mosco,( un vecchio Mosco che aveva perso gli aguzzi  canini per pagare l Okapi l’usurario) che Re Tursiope voleva tornare ad occupare la Città delle Aquile da dove era stato  spodestato e cacciato malamente dai suoi sudditi che erano stanchi dalle continue vessazioni che avevano subito durante i 16 anni di regno dello loro re.

Il canuto e sdentato Mosco gli rilevò anche  che doveva cercare la Saiga per poter entrare in contatto con l’esercito di re Tursiope.

L’Armadillo cercò più volte la Saiga ma non vi riuscì, stava ormai per arrendersi, quando in una bisca clandestina  un Quercino che aveva un’enorme debito di gioco  nei suo confronti, barattò  il debito  con l’informazione che da tanto tempo cercava.

La Saiga  faceva il custode del Cimitero del Narvalo che era situato poco fuori città in luogo dove i campi agricoli si estendevano a perdita d’occhio e le poche case erano la sparuta testimonianza della civiltà che era venuta a colonizzare queste terre.

L’ Armadillo era contento di aver trovato un contatto per agganciare re Tursiope, la sua immaginazione  lo aveva portato a credere che la Saiga fosse uno dei prestanti generali o un membro del reparto speciale, grande fu invece  la sua delusione quando dinanzi   a lui vide uno sgorbietto  che si dilettava a suonare l’organo in una stanza piena di libri e di ampolle che contenevano sostanze a lui sconosciute.

La  Saiga insieme al Pecari e all’Orso dagli Occhiali, era in realtà  uno dei scienziati più valenti  della Compagnia dei Delfini (così era chiamata l’organizzazione del re Tursiope  che si stava occupando della invasione della Città delle Aquile), egli era un esperto genetista e grazie al suo immane ingegno  aveva creato  la Borra Canterina  che attraverso il suo canto poteva disgregare qualsiasi materiale esistente in natura  e i Panda Volanti  che con la loro velocità e forza potevano essere impiegati come cargo o come arerei militari.

Ma la sua più grande invenzione fu la creazione di una nuova specie i Colicarus che con la loro musica infettiva faceva stragi di eserciti e civili.

La musica infettiva causava  il progressivo ed inesorabile perdita delle difese immunitarie permettendo a qualsiasi malattia di colpire l’organismo che moriva tra le più atroci sofferenze, i più resistenti erano dei lobotomizzati che camminavo senza una meta precisa fino a quando  non sopraggiungeva la morte affrancatrice di una cotal avverso destino.

La Saiga capì subito la vera natura dell’ Armadillo che era pronto a tradire tutti per il proprio tornaconto,senza serbare alcuna riconoscenza  verso gli altri che l’avevano aiutato a raggiungere ciò che aveva conquistato.

La Saiga che era anche un fine psicologo, usò la brama di potere dell’Armadillo per farsi rivelare tutti i nuovi punti di forza e di debolezza del sistema difensivo e di sicurezza della città  che aveva realizzato  Don Sirena   dopo la fuga del Re Tursiope.

L’Armadillo era al settimo cielo la sua brama di ricchezza poteva finalmente  essere appagata, infatti in cambio dell’informazioni  gli era stato promesso il controllo dell’intera malavita organizzata  ed il titolo di Wallaby che gli avrebbe permesso di diventare uno dei consiglieri del re, nonché governatore dell’Isola  della Sula che si trovava vicino la Città delle Aquile.

Tutto contento stavo tornando in città quando un Orice Killer gli trafisse le carni e lo uccise seduta stante, il sangue inizio a sgorgare dall’armatura del povero animale e il suo corpo giaceva ormai esamine.

Sul suo volto rimase un ghigno che  sembrava più di scherno per via della orrenda  fine che aveva fatto piuttosto  che un segno della felicità  dovuta alla bramosia appena appagata.

La città delle Aquile fu bombardata da 2000 Panda Volanti  carichi di Borra Canterina che sterminò metà della popolazione civile, l’esercito invece  fu annientato dai Colicarus  che con la musica infettiva  uccise i Bufali Cafri, gli Urocioni  arcieri  e i Licaoni kamikaze e le altre compagnie dell’esercito di Don Sirena.

La città fu così occupata e la metà della popolazione sopravissuta riuscì ad immunizzarsi dalla musica infettiva  che col tempo divenne la musica preferita della città  che trasformò i Colicarus da semplici strumenti bellici a star indiscusse del panorama musicale della città.

 

Tratto da: Le favole simposiali  dell’erudito ubriacone pag 28-30, Casa editrice Oban.