Il Dolore

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Può nascere a poco a poco, giorno per giorno, attraverso le nostre delusioni quotidiane,può svilupparsi in maniera rapida e veloce, e come Alien può squaciarti la tua esistenza. Non importa quale sia la sua origine, il dolore ti devasta l’esistenza. Come un portale di un mondo  alternativo simile al tuo ma terribilmente oscuro,come una droga allucinogena, il dolore ti fa stravolgere la realtà in cui vivi, ti porta a non credere a nulla e a nessuno, ti porta a vedere la malvagità che c’è in ogni angolo remoto su questa terra,ti fa rendere conto di quanto l’uomo sia crudele certe volte. A volte il dolore lo superi, e in te rimane solo un triste ricordo, una cicatrice perenne  nella tua memoria, a volte ci convivi, e passi l’intera esistenza insieme a questa  bestia che è pronta per divorati l’anima, altre volte invece lui ti sconfigge e per sempre  non senti più nulla. Vivi in mondo ovatatto dove solo le singole azioni gionaliere ti distolgono un momento dal sentire gli echi di profonda tristezza che percepisci nel barato in cui stai vivendo in quel momento.
Il dolore ti incatena a se, ti impedisce di aver un minimo di speranza nei confronti del mondo e una minima fiducia in te stesso, ti porta ad isolamento estremo anche se sei circondato da migliaia di persone. il dolore non accetta guerra con vasti eserciti, ma pretetende un duello all’ultimo sangue,solo noi stessi possiamo vincere questo duello.
Nella mia vita ho assistito a vari tipi di dolore: la morte di una figlia, di un caro amico o di qualche parente,dolore per la fine di un amore, per la solitudine, per il tradimento di persone a te care ecc. Sono tutti dolori diversi l’uno  dall’altro, alcuni leggeri altri pesanti, talmente pesanti che anche se li vivi da semplice spettatore ti rimaranno impressi per tutta la vita. Oggi il mio dolore non è tra quelli pesanti ne tra quelli più leggeri per adesso so che è una brutta bestia che devo cercare, stanare e ucciderla, giorno per giorno, come ho detto in questo gioco siamo soli contro i nostri stessi demoni, io forse sono un pò più solo degl’altri,però non mi arrendo mi voglio troppo bene per farmi sconfiggere. 

L’uomo della nicchia

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L’uomo della nicchia è  definito  vecchio perchè ascolta il jazz, ma gli altri ascoltano Mario Biondi.
L’uomo della nicchia è definito strano perchè si vede i film con i sottotitoli,ma gli altri hanno visto the Passion di Mel Gibson
L’uomo della nicchia è definito pazzo se ascolta Heavy Metal o Punk,ma gli altri ascoltano  i Finley
L’uomo della nicchia è definito una orso solo perchè non balla il latino americano
L’uomo della nicchia è definito fuso solo perchè balla House
L’uomo della nicchia è definito infantile,se leggi fumetti o vede cartoni,gli altri però cantano  le canzoni dei cartoni animati di Cristina D’Avena
L’uomo della nicchia è definito stupido,se quando viaggia vuole vedere qualcosa della città e/o  del paese in cui è stato
L’uomo della nicchia è definito bizzaro perchè ascolta il j-pop e il j-rock,gli altri ascoltano le cazoni da 4 soldi di certi autori italiani
A l’uomo della nicchia gli hanno rotto le scatole, con tutti questi  giudizi superficiali frutto del qualunquismo e dell’ignoranza, di una cosa l’uomo della nicchia è sicuro,sarà sempre criticato e non avrà mai un rapporto duraturo con qualsiasi persona, a meno che non incontri un’altro suo simile,venga assimilato dalla cultura di massa o trovi qualcuno che abbia curiosità nel scoprire nuove cose di questo pazzo e poco variegato mondo di oggi.

L’Uomo che si considerava immortale e il Barbone.

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L’angoscia e il terrore lo prendevano quando pensava alla morte, al giorno in cui sarebbe arrivata,non accettava il suo essere mortale ed effimero,non accettava il fatto che un giorno anche lui sarebbe sparito come tutti gli altri. Viveva una vita pressoché uguale da quando aveva memoria di se,era il suo modo di sentirsi eterno,una vita che trascorreva segnata da momenti ben scanditi nell’arco della giornata e la percezione del tempo che passava gli dava l’illusione di una effimera eternità. E pure la morte che lui odiava e temeva era generosa con lui,gli dava da vivere e gli permetteva di trascorrere l’esistenza nella sua bellissima illusione,quanti cadaveri vedeva ogni giorno,quanti ricordi della loro vita passata, arraffava,per lui erano un memento, un segno tangibile della sua immortalità. Gli anni passati in questa sua percezione distorta della sua caducità lo avevano allontanato da qualsiasi sentimento umano,lui non cercava nessuno,lui non desiderava essere amico di qualcuno o essere il compagno della vita,ogni tanto la ferinità insita in ogni uomo lo spingeva  a cercare un rapporto con l’altro sesso, ma il più delle volte era un rapporto mercenario e privo di qualsiasi aspettativa o speranza. Il più delle volte invece era solo un rapporto virtuale che nasceva nella sua fantasia e moriva al minimo approccio alla realtà. Come poteva innamorarsi, fare gesti d’amicizia,se tutte le persone con cui avrebbe vissuto delle esperienze,sarebbe morte prima di lui? Come poteva sopportare il dolore della perdita per tutta la sua eternità?, questo pensava ogni qualvolta qualcuno si avvicinava a lui e alla fine scientemente poneva subito fine a qualsiasi rapporto interpersonale che poteva sorgere con i suoi simili ed effimeri esseri umani.

Ogni tanto sognava una vita diversa, s’immaginava una vita più terrena una vita più simile agli Effimeri (era così che chiamava gli esseri umani),a volte metteva su carta questi suoi sogni,per lui era bello scriverli e rileggerli, per lui erano il segno della sua divinità, il saper creare mondi dal nulla aveva qualcosa di divino che gli Effimeri non avrebbero mai potuto avere. La sua casa era il suo tempio ed era il suo eremo,lontana da qualsiasi altra abitazione,quasi inaccessibile,per arrivarci si doveva percorrere un angusto sentiero salendo su verso il promontorio.

Regnava il silenzio in quelle quattro mura,un silenzio  a volte ammutolito dai rumori che emetteva il vento,la pioggia e ogni tipo di creatura che viveva su quel promontorio. Egli amava quei rumori,gli facevano immaginare la vita dei nostri antenati,la vita che lui riteneva di aver vissuto.  

Ogni stanza  era piena di ricordi non soltanto suoi ma anche di chi l’aveva preceduto su questa terra,era il suo modo di appropriarsi della vita degl’altri, era il suo modo di vivere in  maniera surrogata un vita normale. Era questo il motivo che lo spingeva a conservare tutto,ma nonostante la sua umanità saltasse fuori attraverso questo mero gesto,egli mentiva a se stesso,quando manifestava il suo disappunto nel non conoscere il lontano passato della sua eterna vita. Lo vedeva infatti  come un segno di debolezza,come un segno della sua caducità. Si chiedeva infatti  il motivo per cui  un  immortale come lui non avesse ricordi della sua vita millenaria. Un giorno in quella casa iniziò a scrivere una storia,parlava di un barbone dalla capigliatura da frate che vestito con un abito per cerimonie rubava i soldi ai cadaveri che ogni tanto incontrava durante il suo peregrinare lungo le strade del mondo. Questo suo strano  personaggio aveva perso il suo impero finanziario,aveva perso le persone che amava. Questo fatto imprevisto aveva fatto capire al barbone che i suo affetti erano tali perché egli garantiva a loro una vita comoda e agiata, si era accorto suo malgrado che esisteva della gente innamorata degli oggetti che rappresentavano il loro alto status economico. Così una volta povero,iniziò una spasmodica corsa alla ricerca del denaro,in ogni luogo in ogni anfratto,ogni occasione era buona per accumulare denaro,doveva tornare ricco,straordinariamente ricco,solo così avrebbe potuto avere degli affetti. La vita gli aveva insegnato che solo donando dei beni materiali poteva sentirsi di nuovo amato e stimato. Chi sa  cosa avrà pensato il nostro caro immortale quando iniziò a scrivere questa storia,probabilmente  si sarò ispirato a certi film di serie B  dove a volte accadono di queste storie,forse  avrà voluto descrivere la stupidità umana nel ricercare quei sentimenti tanto indispensabili per ognuno di noi e così rinnegati da lui.

Non sapremo mai come finirà la storia di quel barbone, l’odore nauseabondo che sentivo dalla sua casa,decretava l’interruzione della storia e la fine della sua illusione, anche lui era un “Effimero” anche lui era morto,come qualsiasi essere umano, chi sa cosa avrà pensato quando avrà sentito il momento della sua morte,forse si sarà maledetto per la vita miserrima che ha passato,forse è entrato nel panico quando avrà sentito che la morte stavolta non era stata generosa con lui.

L’ho trovai disteso sul letto, era circondato da una marea di fogli su cui stava scrivendo la storia del barbone. A volte mi piace pensare che sia morto nel sonno,era l’unico modo per continuare a vivere nella sua illusione,era l’unico modo per non patire la paura della morte. Partecipai al suo funerale la gente che gli diede il suo ultimo saluto lo elogiava come serio  e stimato professionista sempre disponibile verso gli altri,se avesse potuto vedere il suo funerale  avrebbe sbeffeggiato tutti i partecipanti e tutta la sceneggiata che avevano impersonato. Non so perché visse così quest’uomo forse la sofferenza per aver perso qualcuno lo spinse a vivere in quella maniera o forse più semplicemente era un pazzo misantropo,come tanti ce ne sono in giro,non so quale sia la verità, ma di una cosa sono sicuro il suo desiderio d’immortalità il suo rifiuto verso gli altri erano il segno tangibile della  sua umanità, era la manifestazione del sentimento della paura,un emozione che ci porta ad essere irrazionali che ci trasforma in vittime e carnefici di noi stessi e degl’altri.

        

Tratto da: Le favole simposiali  dell’erudito ubriacone pag 40-42  Casa editrice Oban.                  

L’uomo che si considerva immortale e il barbone. Premessa

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Questa storia hai suoi primi vagiti nel luglio di quest’anno,in questi 3 mesi nella mia mente sono spesso cambiati lo stile, la forma i personaggi. Quando ho avuto per la prima volta l’ispirazione ho provato una angoscia così intensa che mi ha fatto stare male,ma nonstante quello che ho provato in quel momento avrei voluto scriver subito,forse a quest’orala storia  avrebbe avuto un pathos maggiore e una maggior percerzione per chi legge dei sentimenti che provato in quel momento. i personaggi non rappresentano persone realmente esistenti,ma sono solo riflessioni sulla natura umana. Oggi l’ho finalmente scritta,per me è uno scritto molto cebrale,non rappresenta il calco dei miei sentimenti provati nel momento della mia ispirazione,quanto piuttosto la fredda fotografia di quel evento di ben tre mesi fa. Non so cosa ne penserete di questa nuova storia, aspetto dei commenti di qualsiasi natura essi siano. Spero soltanto che non mi venga più di scrivere una storia dl genere,ogni volta che ripensavo alla storia e al modo di scriverla pativo un pò di sofferenza. Per scrivere delle storie che colpiscono uono prima li deve vivere se non riesci ad immedesimarti nei personaggi, allora la storia diventa fredda e impersonale,diventa semplicemente una specie di articolo giornalistisco con la mera descrizione dei fatti.